La fascinazione delle scuole e degli istituti speciali |
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di Salvatore Nocera
«Di fronte ai disservizi vissuti dagli alunni con disabilità – scrive Salvatore Nocera – può arrivare il “canto delle sirene” delle scuole speciali, che convincono le famiglie ad iscrivere i figli presso tali istituzioni emarginanti, Per contrastare questa deriva, oltre che a una mobilitazione culturale basata sulle tante buone prassi di inclusione realizzate in Italia, occorre porre subito rimedio alle disfunzioni lamentate. In caso contrario, c’è il rischio che il marketing delle scuole e degli istituti speciali possa gravemente danneggiare quanto di positivo abbiamo finora realizzato» |
Da qualche anno si sente sempre più spesso che i genitori di alunni con disabilità vengono invitati o chiedono di iscrivere i propri figli a scuole e istituti speciali. Contrariamente a quello che si crede, le scuole e gli istituti speciali non sono mai stati aboliti in Italia; anzi, l’articolo 328 del Testo Unico della Legislazione Scolastica, approvato con il Decreto Legislativo 297/94, le ha consacrate normativamente addirittura sia come scuole statali che come private. Abbiamo tantissimi esempi di inclusione riuscita con giovani con disabilità che escono dalle scuole e trovano un lavoro o rimangono in contatto quotidiano con i compagni e le compagne di scuola. Però ci sono casi di cattiva inclusione e questo fa scadere nell’immaginario collettivo i vantaggi dell’inclusione. Anzi, questi casi, diffusi dalla stampa e dai social-media, spingono le famiglie a cominciare a pensare all’opportunità offerta dalle scuole e dagli istituti speciali. A questo punto arriva il “canto delle sirene” delle scuole speciali, che convincono le famiglie ad iscrivere i loro figli con disabilità presso tali istituzioni emarginanti, scaricando però la famiglia di tutte le preoccupazioni e le cause legali che esse debbono affrontare per l’inclusione nelle scuole comuni. |